L'Osservatore Tiburtino
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Posta su un terrazzamento all'incrocio tra le vie Flaminia e Tiberina, raggiunta da un diverticolo della Flaminia, la villa è ricordata dagli autori antichi che ne indicano la denominazione, ad Gallinas Albas, assunta per il prodigio occorso a Livia Drusilla mentre si recava nei suoi possedimenti veientani tra il 39 e il 38 a. C. Plinio narra che "...a Livia... un'aquila lasciò cadere dall'alto in grembo... una gallina di straordinario candore che teneva nel becco un ramo d'alloro. Gli aruspici ingiunsero di allevare il volatile e la sua prole, di piantare il ramo e custodirlo religiosamente. Questo fu fatto nella villa dei Cesari che domina il fiume Tevere presso il IX miglio della Via Flaminia, che perciò è chiamata alle Galline; e ne nacque prodigiosamente un boschetto" (Plin. Nat. hist. XV, 136-137). Augusto, dopo il matrimonio con Livia, ristrutturò la residenza repubblicana facendone una villa suburbana contraddistinta dall'alternarsi di blocchi edilizi e zone destinate al verde, a conferma della predilezione della coppia "non tanto per statue e dipinti quanto per portici e boschetti" (Suet. Aug., 72, 6). La villa, ristrutturata più volte nei secoli, era articolata in zone funzionali: il quartiere privato, quello di rappresentanza, il settore dedicato agli ospiti, il complesso termale. Dopo l'abbandono nel V secolo d. C., l'area fu soggetta a devastazioni e spoliazioni per la ricerca di antichità. Il rinvenimento nel 1863 della statua di Augusto (ora ai Musei Vaticani) e della sala semipogea con le pitture di giardino, rimosse nel 1951 a scopo conservativo e trasferite al Museo Nazionale Romano e ora esposte a Palazzo Massimo alle Terme, le diedero notorietà ma non le garantirono protezione. Soltanto dal 1982, con l'acquisizione da parte della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma della sommità della collina, la villa è stata sottoposta a tutela e ne è iniziata la valorizzazione.
Infatti, grazie alle successive ricerche archeologiche, è stato possibile scoprire buona parte delle strutture antiche. Varcare la soglia della Villa immette negli ambienti privati dove sono ancora visibili le camere da letto, cubicula, di Livia e dell’imperatore, l’atrio e un piccolo giardino interno, e la zona di rappresentanza, costituita da grandi ambienti che si affacciano sul peristilio. Tutto il complesso aveva le pareti affrescate e i pavimenti a mosaico e in opus sectile. Una grande terrazza porticata con giardino, probabilmente il lauretum ricordato dalle fonti, ornava il lato orientale della residenza imperiale, da cui si poteva ammirare il Tevere.
Recenti indagini hanno rivelato diverse fasi dopo quella di epoca giulio-claudia: una degli inizi dell’età flavia, testimoniata dalla presenza di ben due piscinæ calidæ e una natatio, e una successiva, del periodo severiano, caratterizzata da una radicale ristrutturazione.
Dalla fine dell’Impero il complesso è stato oggetto di ripetute spoliazioni.
Nell’Antiquarium, posto presso l’attuale ingresso dell’area archeologica, sono esposti i reperti più significativi rinvenuti nel sito.